La SEO può essere definita come l’arte della classificazione dei contenuti. Classificare vuol dire organizzare, inquadrare un contenuto in un determinato contesto. Se ci pensate bene, è così che funziona il cervello umano: ragionando per associazioni.
In un sito WordPress, questo significa impostare una struttura contenutistica chiara e pulita, facendo il corretto uso di categorie e tag: gli strumenti tassonomici che il CMS più famoso al mondo ci mette a disposizione.
La mappatura della struttura del nostro sito è un lavoro che andrebbe fatto a monte del progetto. Rientra, a tutti gli effetti, nella definizione della strategia di comunicazione. L’obiettivo dovrebbe tendere sempre e comunque alla creazione di una architettura quanto più chiara e comunicante, sia per i bot dei motori di ricerca, sia per gli utenti che lo navigheranno. Questo vuol dire anzitutto individuare i cardini comunicativi del nostro progetto, per poi svilupparli in profondità. Come? Tramite l’uso delle tassonomie.
A cosa servono le categorie su WordPress
Una categoria in WordPress è un archivio di contenuti che si sviluppa verticalmente. Si tratta di un contenitore, al cui interno è presente una serie di risorse che rimandano ad altri contenuti. Queste risorse sono accomunate dal fatto di appartenere alla medesima tipologia di argomento. Vi deve essere quindi una relazione di pertinenza tematica tra gli archivi e i propri contenuti.
Un’altra caratteristica distintiva delle categorie di WordPress è la loro verticalità. Una categoria infatti può dipanarsi in più sotto-categorie, a seconda del grado di specificità di un argomento. La logica rimane sempre quella della gerarchia verticale. Più un argomento è sviluppato in profondità, meglio è.
Per semplificare i concetti sopra esposti, supponiamo di avere un blog di recensioni di libri. Abbiamo deciso, a monte del progetto, di organizzare la struttura del sito classificandola in generi letterari. Dunque, “Letteratura di viaggio” potrebbe essere una delle nostre categorie principali. A sua volta, “Letteratura di viaggio americana” sarà una sua sotto-categoria. Qui potrebbero rientrare per esempio le recensioni dei libri “America Perduta” di Bill Bryson o “Patagonia Express” di Luis Sepúlveda. Si tratterebbe di una struttura intuitiva e facilmente navigabile dal nostro lettore, per mezzo di associazioni di tipo geografico. In questo modo, l’utente arriverebbe esattamente dove vorrebbe arrivare.
A cosa servono i tag su WordPress
Quindi a cosa servono i tag? Se già le categorie ricoprono un’importante funzione tassonomica in WordPress, perché fare uso anche dello strumento tag? Se le categorie sono un metodo di classificazione di tipo tematico, i tag a loro volta raggruppano i contenuti che presentano peculiarità comuni.
L’archivio dei tag si sviluppa orizzontalmente. Raggruppa, cioè, in maniera trasversale i contenuti appartenenti a categorie diverse, ma che hanno caratteristiche in comune tra di loro. Per tornare all’esempio precedente, nel nostro blog di recensioni letterarie potremmo creare dei tag relativi alle ambientazioni geografiche dei libri. Dunque, nel tag “Grecia” potremmo trovare sia i gialli di Petros Markaris sia i romanzi di Nikos Kazantzakis. Appartengono a due generi diversi, ma sono entrambi ambientati in Grecia.
Anche i tag dovrebbero essere pensati a monte della strategia di comunicazione del blog o del progetto. La logica sottostante è la medesima per gli archivi per categoria. L’unica differenza è la funzione che ricoprono i due strumenti. La storia dei blog in WordPress è piena di esempi di tag inseriti senza alcuna logica. Con conseguenze spesso disastrose per la SEO.
La SEO degli Archivi
L’aspetto nevralgico da comprendere è il seguente: a ciascuna categoria e/o tag corrisponde una pagina di archivio di contenuti. Quando creiamo una categoria o un tag, dobbiamo tener presente che produciamo un nuovo contenuto, con un testo introduttivo e una serie di risorse ipertestuali che rimandano ad articoli. Il rischio di tutto questo è che la non corretta implementazione delle tassonomie può causare una serie infinita di contenuti duplicati, il cui solo scopo è quello di distruggere la SEO del sito.
Non è raro vedere siti che utilizzano un tag, completamente inutile ai fini SEO, per classificare un solo articolo. In questo caso si avrebbero due risorse pressoché identiche: l’articolo, e l’archivio per tag che contiene solo quell’articolo. Inoltre, quasi sicuramente quel tag non ha alcuna valenza lato SEO. Tradotto, non intercetta nessun intento di ricerca specifico.
Per questo è essenziale definire l’architettura del sito a monte del progetto. Tag e categorie possono anche essere aggiunti in seguito, a seconda del numero di contenuti prodotti. L’importante è che si segua una precisa strategia SEO. I contenuti di un sito hanno lo scopo di intercettare precisi intenti di ricerca degli utenti. La creazione degli archivi va dunque pensata in questo senso. Gli archivi sono uno strumento potente per la SEO. Lavorare sul posizionamento di un archivio è spesso una strategia vincente, poiché è un contenuto che garantisce più livelli di profondità.
Come gestire la Paginazione degli Archivi
Inoltre, è opportuno impostare degli accorgimenti tecnici SEO corretti per gli archivi di tag e categorie.
Come detto, categorie e tag sono fondamentalmente pagine di archivi che aggregano contenuti. Questo significa che, se l’archivio cresce, aumenta il numero delle pagine di cui è composto. Ciò implica, in WordPress, la creazione automatica di link di paginazione. Le paginazioni sono quei link generalmente situati in fondo alla pagina, che permettono di scorrere avanti e indietro per l’archivio. Si tratta di URL diverse rispetto alla prima pagina dell’archivio, e che quindi vanno gestite in modo da evitare la duplicazione dei meta tag.
Uno dei più grandi falsi miti di questo mondo è che le paginazioni sono dannose per la SEO. Esse andrebbero dunque canonicalizzate a favore della prima pagina dell’archivio. Niente di più errato: de-indicizzare le paginazioni di un archivio equivale a nascondere i contenuti ai motori di ricerca. Dunque, fare in modo che questi non si posizionino. In realtà, i motori di ricerca devono avere la possibilità di accedere alle paginazioni degli archivi e indicizzarli per intero.
I potenziali problemi di duplicazione dei meta tag possono dunque essere risolti inserendo un riferimento al numero di pagina dell’archivio nel tag title. Inoltre, ciascuna paginazione dovrebbe possedere di un tag canonical autoreferenziale. Così facendo, si segnalerebbe ai motori di ricerca che la pagina dell’archivio ha valore e può essere indicizzata. E dopo tutti gli sforzi compiuti per ottimizzare la tassonomia del nostro sito, sarebbe il minimo!