Le Web Stories di Google rappresentano una nuova fonte di traffico dal potenziale tutt’altro che indifferente per i siti di media e notizie. Si tratta infatti di un tipo di contenuto perfettamente al passo con i tempi, almeno per quanto riguarda la velocità della consumazione delle informazioni sul web. Ma anche nelle modalità di fornire un contenuto: un’esperienza di storytelling che prevede una combinazione di una serie di elementi di tipo testuale, audio, video e fotografico.
Che cosa sono le Web Stories di Google
Le Web Stories sono formati per le storie create appositamente per l’open web, sotto forma di AMP. Sono simili in tutto e per tutto a quelle che si trovano su social network come Instagram e Facebook, con alcune eccezioni.
Le Web Stories di Google infatti non sono limitate ad una sola piattaforma tecnologica. Possono essere condivise ovunque all’interno della rete, perché possiedono una URL. Possono essere embeddate all’interno del sito, e trovate all’interno della ricerca Google.
Oltre che da mobile, le storie possono essere visualizzate anche su desktop, in full-screen, per un’esperienza di consumo totale, ritagliata su misura per ciascun tipo di device.
L’intento delle Web Stories è quello di narrare, appunto, una storia, direttamente nel sito web, e perfino nella pagina dei risultati di ricerca. In un formato “nuovo”, proprio delle stories che siamo già abituati a conoscere: breve, dinamico, che fa uso di diversi tipi di contenuto in contemporanea.
Perché le Web Stories sono importanti per la SEO
Le Stories di Google sono pagine web. Ciascuna storia ha una URL, che può essere quindi condivisa, indicizzata e posizionata. E dunque trovata, all’interno della ricerca Google. Le storie sono una collezione di pagine, contenenti testi, foto, video, audio e link. Si possono persino inserire i link di affiliazione, e dunque creare campagne pubblicitarie, le Story Ads.
Le storie potranno essere trovate all’interno della Ricerca Google, ma anche in Google Immagini e in Discover. Provate a cercare su Google “Discover Europe’s hidden villages” per averne una conferma: troverete nelle prime posizioni una storia di National Geographic.
Si tratta di contenuti interattivi allo stato puro, impacchettati in un formato essenziale. Una pagina può contenere al massimo 10 parole e 200 caratteri. Dunque, i contenuti sono necessariamente brevi, consumabili in pochi secondi.
Lo scopo delle Web Stories è quello di rimandare ad un contenuto di approfondimento, per mezzo di un link ipertestuale. Inoltre, alla fine di una storia ci si può agganciare ad altre storie, e creare un flusso di navigazione. Le Stories sono quindi una vera e propria fonte di traffico.
Web Stories per WordPress: il plugin
Google ha reso già disponibile un plugin WordPress per le Web Stories. Si tratta di una versione beta, ma che i siti di notizie e media possono già testare come fonte di traffico. Qualcuno lo sta già facendo, soprattutto i grandi media. A volte con risultati, almeno visivi, davvero stupendi.